(17/8/1967 -18/3/2017)
Andrea Salvetti ha studiato arte e architettura ma da sempre ha preferito lavorare con le proprie mani. Diventato scultore e designer, nel 1991 ha fondato il proprio laboratorio. Lavorava personalmente in officina e coltivava la convinzione del saper fare e dell’autoproduzione elaborando strumenti e macchine al fine di domare la materia. La sua attività ha interessato varie tematiche in uno spazio interdisciplinare molto ampio tra scultura, design, installazioni ambientali, performance e cucina. Le opere che ne sono derivate spesso faticano a riferirsi e affrancarsi a uno solo di questi settori tenendo piuttosto a unirli in senso orizzontale. Per le sue produzioni utilizzava materiali e tecnologie diverse con particolare attenzione per i metalli.
Dal 1996 ha collaborato stabilmente con gallerie d’arte e di design italiane e internazionali (Nilufar, Dilmos, Must Gallery, Avant – Scène). Ha partecipato alla 48° Biennale d’Arte di Venezia ed esposto le proprie opere in mostre e cataloghi in Italia e all’estero (Triennale di Milano, Galleria Civica di Trento, Focke Museum di Brema). Alcune opere sono state esposte in fiere internazionali (Design Miami/Basel, Moscow Design Week, PAD Paris-London, Arte Fiera, Art Dubai, Swab Barcelona). Ha realizzato sculture monumentali per spazi pubblici ed è stato selezionato per SMACH 2013. Le sue opere sono presenti sui cataloghi di prestigiose case d’asta come Sotheby’s, Pierre Bergé, Phillips de Pury, Artcurial.
Ha collaborato anche con varie aziende di produzione di design e ha realizzato arredi esclusivi pensati appositamente per Sony, Heineken e Costagroup. Negli anni ha stretto un rapporto speciale di collaborazione con Philippe Starck per il quale ha realizzato opere uniche per molti suoi progetti. Durante questi anni di produzione incessante le sue creazioni sono state pubblicate su cataloghi e riviste di tutti i settori ed Electa ha pubblicato nel 2007 la monografia “Terra- Terra”.
Nella visione artistica di Andrea il cibo travalica il limite fisico del piatto per assumere valori culturali, etici ed estetici. Le forme espressive derivanti da questa idea sono opere d’arte che occupano la tavola creando con il momento conviviale del pasto un tempo dilatato dove l’alimentazione fisica coincide con quella intellettuale.
Le sue performance di Food Art sono realizzate con la convinzione che il pubblico mangiante sia elemento essenziale dell’opera stessa. Tra queste si annoverano: Sculture da fuoco, forme scultoree di alluminio, un albero, un agnello, un pentolone, poste su un grande braciere a cielo aperto per diverse ore, presentato al convegno Convergence Pollenzo – Food Art Philosophy (2013); Petrol: Bitume ossidato, fagiano, patate, verza progetto nato per la 48esima Biennale di Venezia (1998); Architettura della fame e della sete per l’Università di Pisa (2008). Life tube (2013) opera da mangiare cerebrale e viscerale, un budello naturale di suino contenente tutti gli ingredienti della vita e La Tavola Conviviale il progetto nato dall’incontro tra l’artista e lo chef Paolo Lopriore (2016).